Domenica 03 novembre (h 18.00) a Circuiti Dinamici (via Giovanola 21/C, Milano) si inaugura la bipersonale “OLTRE IL VISIBILE” a cura di Sonia Patrizia Catena e Lorenzo Argentino visitabile fino al 22 novembre.
Una mostra che si inserisce nel progetto “Nuovi punti di vista DINAMICI” e che vede due artisti, vincitori dei precedenti concorsi, Pino Lia e Tiziana Rosmini, condividere lo spazio in un’ottica di comunità, convivenza e condivisione. Una mostra in cui restano visibili le differenze e, al contempo, si definiscono occasioni di incontro e di scambio.
Pino Lia e Tiziana Rosmini, pur lavorando con mezzi e linguaggi differenti, condividono un profondo interesse per l’ombra e il vuoto come elementi centrali nelle loro opere. Entrambi anelano ad andare oltre il visibile, oltre il materico per varcare la soglia dell’iperuranio.
Figure ancestrali e forme simboliche prendono corpo attraverso l’obiettivo fotografico di Pino Lia. Nello spazio piatto dell’immagine, l’ombra ha un ruolo nella configurazione della superficie divenendo paesaggio; pur così impalpabile e priva di consistenza dà peso all’oggetto ritratto, la proiezione del corpo si allunga e lo sostituisce, si fa parvenza assoluta e autonoma. L’ombra è sola dinnanzi a noi e diventa protagonista di un’epica, ricoprendo il ruolo di elemento narrativo e simbolico dalla valenza allegorica. Nel progetto fotografico di Pino Lia le ombre rivestono un ruolo più importante rispetto alla luce che manipola – a sua volta – le zone scure per creare delle forme. L’oscurità libera l’immaginazione, genera paesaggi surreali e scenografie impalpabili diventando mezzo di rappresentazione propria e indipendente.
Tiziana Rosmini si muove tra rigore formale e libertà espressiva, la sua arte non è mai chiusa in se stessa, ma invita chi la osserva a partecipare a una ricerca, a un discorso aperto su temi universali come il tempo, lo spazio, la natura e il linguaggio. L’artista innalza il segno a protagonista, un atto che dona concretezza all’astrazione e al procedimento visuale del pensiero, laddove la sua disciplina geometrica mette da parte ogni rappresentazione figurativa per abbracciare la forma espressiva della materia.
Nei suoi lavori emerge uno dei temi centrali della sua ricerca: il vuoto come territorio attivo e costitutivo dell’opera stessa in cui si innescano rinnovati dialoghi, in correlazione alla presenza dell’ombra. Quest’ultima completa le sculture e le rende “aperte”, amplificando la loro dimensione e suggerendo che il significato di un’opera non è solo nel materiale che occupa l’ambiente, ma anche nelle proiezioni effimere che genera.
[Abstract testo critico di Sonia Patrizia Catena]